Smart Working: un nuovo paradigma professionale fra benefici e sfide

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By wpspaceblog

Quando si parla di smart working, è difficile non pensare al suo legame con l’emergenza sanitaria globale. Tuttavia, le sue radici risalgono a molto prima della pandemia.Il concetto di “telelavoro” è nato negli Stati Uniti negli anni ’70, legato alla crisi petrolifera e alla necessità di limitare gli spostamenti dei lavoratori. Nel corso dei decenni, grazie allo sviluppo delle tecnologie digitali e di Internet, questa pratica ha progressivamente assunto la denominazione di “smart working” – un termine che sottolinea come la chiave non sia meramente il “dove” si lavora, ma soprattutto il “come”.

Nel 2002, in Italia, il Ministero dell’Innovazione ha dato il via alla sperimentazione del lavoro agile, inaugurando un percorso di attenzione sempre crescente verso le potenzialità della digitalizzazione nel mondo del lavoro. Il vero salto quantitativo, tuttavia, si è verificato nel 2020, quando la pandemia da COVID-19 ha costretto imprese e professionisti a ripensare in fretta e furia modelli e processi lavorativi in nome della sicurezza sanitaria.

benefici smart working - Foto di Liza Summer: https://www.pexels.com
benefici smart working – Foto di Liza Summer: https://www.pexels.com

I benefici dello smart working sono molti. Innanzitutto, esso consente un equilibrio più efficace tra vita lavorativa e vita privata. L’addio al pendolarismo permette ai lavoratori di risparmiare tempo ed energie, migliorando la qualità di vita e la produttività. La possibilità di scegliere liberamente orari e luoghi di lavoro aumenta la motivazione e l’engagement, con conseguente aumento di rendimento e soddisfazione. Infine, la riduzione del disagio psicologico legato alla pressione dell’ambiente di lavoro promuove il benessere dei lavoratori.

La prospettiva ecologica rappresenta un altro vantaggio da non sottovalutare. La diminuzione degli spostamenti comporta un sensibile calo delle emissioni di CO2 e del traffico cittadino, con effetti benefici per l’ambiente. Inoltre, la riduzione dell’uso di spazi ufficio può portare a un calo dei consumi energetici.

Tuttavia, lo smart working non è esente da sfide e non è adatto a ogni tipo di lavoro. Innanzitutto, richiede autonomia, disciplina e buone abilità di gestione del tempo. Inoltre, può favorire l’isolamento e la sensazione di solitudine, incidendo negativamente sul benessere psicologico a lungo termine.

Allo stesso modo, la fusione tra spazio lavorativo e spazio privato può comportare una difficoltà nel districarsi tra i doveri professionali e le responsabilità familiari, portando a una sovraccarica di stress. Quando la casa diventa ufficio, diventa difficile “spegnere” del tutto, con conseguente rischio di burnout.

rischi dello smart working - Foto di Ketut Subiyanto: https://www.pexels.com
rischi dello smart working – Foto di Ketut Subiyanto: https://www.pexels.com

Inoltre, lo smart working richiede una connessione internet affidabile e dispositivi adeguati, non sempre garantiti, soprattutto in aree rurali o disagiate.

Altra sfida importante riguarda la sicurezza informatica. Mentre in ufficio le misure di sicurezza sono spesso robuste e aggiornate, nel lavoro da casa i rischi di violazioni della sicurezza dei dati possono aumentare.

In conclusione, lo smart working offre molte opportunità, ma comporta anche diverse sfide. Come ogni grande cambiamento, richiede un adeguamento culturale, organizzativo e tecnologico. Ma le difficoltà non devono spaventare: è possibile cogliere i benefici del lavoro agile implementando un approccio olistico che consideri le esigenze dei lavoratori, le sicurezza dei dati e l’efficienza operativa. Prima di tutto, però, è essenziale una chiara regolamentazione del diritto al disconnettere all’equilibrio tra vita lavorativa e vita personale. Solo così potremo fluire verso una cultura del lavoro più flessibile, inclusiva e sostenibile.

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